DAI COMPITI AL “COMPITO” PER EDUCARE CITTADINI DIGITALI #cittadinanzadigitale #scuoladigitale


Incessantemente siamo raggiunti da informazioni che ci modificano. Non sempre ne siamo consapevoli, non sempre la modifica è significativa, ma è così. Per tutto l’arco della vita impariamo. L’ambiente, analogico o digitale, che frequentiamo concorre ad alimentare il nostro bagaglio personale di conoscenze e competenze.

Imparare nel web

Attraverso la Rete abbiamo guadagnato l’opportunità di allargare, con grande facilità ed immediatezza, il mondo dell’esperienza personale all’esperienza globale. Possiamo ricercare informazioni su tutte le tematiche di nostro interesse senza eccessivi sforzi, entrare in contatto diretto con utenti di altri Paesi, accedere ad una webcam puntata su una spiaggia tropicale con la stessa facilità con cui guarderemmo attraverso la finestra della nostra camera.

Il mondo in rete è nostro, se lo vogliamo. Potremmo, dunque, definire il web come una “scuola globale” pronta ad offrirci infinite informazioni ed occasioni di apprendimento.

Image courtesy of photostock at FreeDigitalPhotos.net

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A che serve la scuola ai tempi di internet?

La scuola non è l’unico luogo in cui si apprende.

Il docente non è la fonte più completa da cui attingere informazioni su una determinata disciplina.

Queste affermazioni erano vere anche prima della diffusione di internet, prima della LIM, prima del tablet, prima del libro.

La scuola è il luogo in cui si è guidati a diventare competenti sperimentando se stessi, gli altri e il mondo

Educare cittadini (digitali) a vivere il contemporaneo è

  • educare per competenze,
  • integrare analogico e digitale,
  • realizzare esperienze di apprendimento collaborativo,
  • educare alla curiosità,
  • educare all’apprendimento permanente.

La scuola è il luogo in cui si è guidati a vivere con adeguata consapevolezza l’apprendimento dentro e fuori dall’aula. Questo la rende differente dagli ambienti formativi informali. Non è il luogo in cui si assumono informazioni e si verifica la memorizzazione delle stesse.

Il docente è un esperto disciplinare con il compito di facilitare i soggetti in formazione ad accrescere le proprie competenze attraverso esperienze d’apprendimento concrete (in ambiente protetto).

L’integrazione della dimensione analogica e quella digitale è alla base della formazione di allievi cittadini (digitali)

Educare gli allievi ad essere “cittadini” è, anche, educazione all’integrazione tra analogico e digitale che si realizza “integrando” gli ambienti in cui si apprende, gli strumenti adoperati, i prodotti realizzati.

Il punto, parlando di cittadinanza (digitale), non è formare tecnici o tecnologi è formare cittadini in grado di agire le competenze in un contesto analogico-digiale.

Non è educare ad una tecnologia specifica che presto, è prevedibile, diventerà obsoleta. È educare ad essere cittadini di una società fluida che su campo ed ogni giorno, con la partecipazione di tutti, negozia e ridefinisce le proprie regole ed obiettivi.

Questa è la sfida di confrontarsi con tecnologie distruttive; non ci è chiesto di evolverci ci è chiesto di innovare!

Dunque compiti o “compito”?

Senza dubbio compito!

Compito per sperimentarsi sempre in nuove situazioni e con mutate dinamiche e variabili.

Orientare al “compito” l’intervento didattico è guidare gli allievi a mettere alla prova le proprie conoscenze ed abilità.

L’ affidamento di task finalizzati a renderli consapevoli dei “perché”, oltre del “come” e “cosa”, garantisce un apprendimento significativo.

Il “compito”, affidato ad un gruppo che apprende e realizzato integrando analogico e digitale, è esercizio di competenze e collaborazione in cui l’istituzione scolastica riafferma il proprio essere fucina di cultura e palestra di cittadinanza allargata al digitale.

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