Libri per nativi digitali


Quali caratteristiche dovrebbero avere i libri per i nativi digitali?
Chi si accosta alla progettazione di libri pone, generalmente, in cima alla lista delle cose a cui pensare l’obiettivo di comunicare in modo adeguato il messaggio e di soddisfare il bisogno di informazione/formazionedel target a cui si rivolge.

Testi scolastici, nuovo target, nuovi bisogni…nuovi contenuti?
Per i testi scolastici il target emergente sono i nativi digitali.

Il nativo digitale rivendica un ruolo attivo e creativo nel confronto/incontro con il testo. Si aspetta di poter utilizzare lo “strumento libro” come utilizza i numerosi device tecnologici che popolano il suo quotidiano. L’avvicendamento tra testo cartaceo e testo digitale, per le ragioni citate, sembra la via più probabile e proficua.

Le caratteristiche peculiari della società nella quale il discente apprende, in modo attivo o passivo (in quanto immerso nel flusso informativo non sempre consapevolmente), sono la sovrabbondanza di informazioni disponibili e la, potenziale, facilità di accesso ad esse. Si parla di “potenziale disponibilità” in quanto risulta cruciale che il soggetto sia adeguatamente formato per realizzare una ricerca mirata e selettiva.
La nuova generazione di testi devono supportare l’intervento di educazione alla lettura selettiva. L’intervento didattico di educazione alla “lettura attiva selettiva” prevede lo sviluppo delle abilità spaziali e relazionali. Esse consentono, infatti, di acquisire la capacità di fruire il testo assumendolo in modo completo senza andare a scapito della velocità.

La lettura a video dei testi in formato digitale richiede un maggiore sforzo che è necessario compensare con elementi (titoli, parole enfatizzate, immagini) che fungano da ancore visive utili ad inquadrare i concetti chiave, i percorsi aperti da/attraverso il testo (link). La struttura non sequenziale rende indispensabile rendere disponibile una “mappa” al lettore affinché possa orientasi con facilità e non perdersi nella ricerca.

Quali supporti e quali contenuti?
Il libro, ed ancora più il testo scolastico, deputato a “mediare” i contenuti disciplinarisecondo specifiche esigenze didattiche e di raggiungimento di obiettivi di apprendimento e formativi, vive in questi ultimi anni una fase di trasformazione.

In quale direzione?
Come in tutte le fasi di transizione verso il nuovo, non vi è un programma o un progetto definito che garantisca il successo di una proposta o di un’altra.
Coloro che gravitano professionalmente intorno al mondo scolastico ricoprendo ruoli differenti (dal docente, al l’editore, all’autore dei testi, all’esperto comunicatore/pedagogista) suggeriscono evoluzioni più o meno ardite dei testi che non sempre risultano essere tra loro in sintonia.

Che fare?
È indispensabile riuscire a trovare un punto comune da cui partire, da cui avviare un progetto di nuovo “testo” in cui non si sottovaluti l’intrinseco legame e la reciproca influenza che si genera tra lo strumento (oggetto testo digitale o cartaceo, la struttura che lo connota) e il contenuto.

Un esempio banale ma calzante di influenza della struttura sul contenuto
Per comprendere il rapporto tra struttura e contenuto sarà sufficiente considerare, per esempio, che lo strumento digitale consente, rispetto al cartaceo, di evitare una selezione orientata ad “accontentare” la fascia di lettori più ampia penalizzando chi punta all’approfondimento o necessità degli elementi di base.

Il punto comune
Il punto comune da cui avviare la progettazione è la competenza.
Assumendo come riferimento le competenze descritte nelle indicazioni europee e nazionali per i diversi ordini di scuola, è da esse che bisogna partire per costruire testi che guidino gli allievi a compiere “esperienze di apprendimento”. Il testo, legato alla creazione di competenze e non acquisizione di informazioni, deve essere palestra. Deve consentire al discente di applicare le conoscenze ed utilizzare le informazioni sperimentando la dimensione delle Rete.
Se i “dati” sono accessibili nel Web, il testo scolastico deve essere focalizzato a educare l’allievo a:
  • cercare l’informazione
  • selezionare fonti attendibili
  • archiviare le informazioni in modo da poterle facilmente utilizzare
  • selezionare, nelle fonti selezionate, le informazioni di cui ha bisogno (affinché non venga sopraffatto e fallisca nel compito)
  • utilizzare criticamente e creativamente le informazioni reperite
  • mettere “in rete” la propria opera d’ingegno

Libro di testo come evoluzione della webquest?
La webquest , in particolar modo se si intende consolidare la competenza digitale degli allievi in modo integrato alle competenze disciplinari, rappresenta un tool, di grande efficacia didattica, da cui iniziare il percorso di progettazione del libro destinato a nativi digitali.

Lo sforzo che dovrà essere compiuto sarà quello di progettare, torno a dire, “l’esperienza” dell’apprendimento garantendo il raggiungimento degli obiettivi formativi specifici di ciascuna disciplina, interdisciplinari e trasversali.

Quali contenuti
Perché l’esperienza dell’apprendimento sia significativa deve coinvolgere il discente, deve produrre genuino interesse. L’allievo deve percepire il contenutoche si accinge a fruire come appetibile perché utile al suo essere individuo e componente della comunità.

Il contenuto, veicolato e fruito utilizzando strumenti e modalità che appartengono all’esperienza quotidiana, si carica del valore aggiuntivo “appartenenza alla dimensione quotidiana e contingente”.

Punti di criticità
Tutti gli allievi presenti nelle classi sono realmente definibili con l’appellativo di “nativi digitali”?
Il dato anagrafico non può, da solo, far rientrare un soggetto in tale categoria. Piuttosto andrà considerata una reale familiarità con la tecnologia acquisita fin dai primi anni di età grazie, in particolare, ad un contestodiffusamente tecnologizzato.

Perché è importante sottolineare questo elemento?
È importante sottolineare questo elemento per poter adeguatamente valutare come progettare e condividere con le famiglie il percorso educativo, considerare un possibile analfabetismo o ritardo tecnologico del contesto extrascolastico che non consente all’allievo di poter contare, fuori dalla scuola, di opportune guida e “protezione” nell’esplorazione della Rete.

A breve una riflessione dettagliata e pragmatica partendo dalle Indicazioni per il curricolo pubblicate lo scorso novembre…