La partecipazione sociale nell’ era digitale


Dall’informazione (web 1.0) alla partecipazione (web 2.0)

La diffusione dei social network (Facebook, MySpace, Twitter, Google+, LinkedIn, Hi5, Meetup, MyLife, Flixster, Multiply…), oltre a facilitare la relazione, la socializzazione di informazioni personali e la condivisione di risorse digitali, consente di prendere parte, anche in remoto, ad attività di partecipazione ed attivismo sociale promosse da singoli, gruppi informali o organizzazioni.
La capillare diffusione di strumenti tecnologici di facile impiego e connessi alla Rete, ha velocizzato la comunicazione ed abbattuto notevolmente costi e tempo.
Negli ultimi anni, in Italia, musei, enti di ricerca, enti di promozione sociale e culturale, partiti e gruppi politici, associazioni di categoria (ecc.) hanno utilizzato il canale comunicativo dei social network (o dei blog) per promuovere iniziative, informare e fidelizzare. Al sito web “statico” si è gradualmente preferito l’utilizzo di piattaforme che consentissero e favorissero lo scambio e la condivisione.
I cybernavigatori sono stimolati ad esprimere le proprie idee, punti di vista, in breve a “partecipare”.
Al singolo “potenzialmente” sono stati forniti  gli strumenti per promuovere il cambiamento della
società, ciascuno può essere “emittente del cambiamento” e collaborare con tutti coloro che, pur entrando in contatto solo virtualmente, condividono le medesime posizioni.

L’affermazione dei social media ha modificato in modo definitivo la partecipazione democratica.

Il cittadino può essere protagonista come mai, nel passato, è stato possibile. Non tutti riescono, tuttavia, ancora a cogliere a fondo il cambiamento in atto ed il potere che il singolo ha assunto con la diffusione della comunicazione digitale 2.0.

Educare alla partecipazione digitale

Il fenomeno della partecipazionesociale attraverso la rete rappresenta un tema caldo che la scuola, le famiglie e tutti coloro che si occupano di formazione (il tema dell’esercizio della cittadinanza è trasversale ad ogni percorso formativo) è auspicabile che portino all’attenzione di coloro che popolano il web.
Il primo step dell’educazione alla partecipazione digitale è la navigazione in rete con finalità orientative. Una consultazione guidata dei gruppi di partecipazione on line e l’uso assistito degli strumenti di comunicazione consente ai soggetti di individuare e selezionare, in modo autonomo, le proprie aree di interesse. La sperimentazione orienta alla scelta, orienta alla partecipazione allargando orizzonti e prospettive oltre l’esperienza locale.

In queso senso eccellenti punti di partenza sono:

  • www.movements.org, un’organizzazione no profit che si pone come obiettivo quello di facilitare l’attivismo digitale in una dimensione internazionale;
  • www.derev.com, DeRev è una piattaforma social, ancora in fase di avvio, creata dal giovane italiano   Roberto Esposito .

Come diventare degli “attivisti sociali digitali”?
Per diventare degli attivisti sociali digitali occorrono
  • smartphone con video camera
  • iscrizione ad un social network
  • iscrizione ad una piattaforma di condivisione video/foto
  • capacità ad organizzare e condividere informazioni utili a coordinare azioni di attivismo sociale.
E’ possibile, inoltre, creare delle petizioni on line per poter dar forza ad una richiesta quantificandone  l’interesse con un consenso palese da parte dei sostenitori (un servizio di hosting gratuito per le petizioni online è www.petizioni24.com).