Essere cittadini digitali, lo abbiamo letto e detto ormai fino alla noia, è, anche, sapersi muovere criticamente nella dimensione reale del digitale e rispondere consapevolmente alle sollecitazioni che provengono dal web.
Il soggetto ha buone competenze digitali, usa con consapevolezza le tecnologie della comunicazione per ricercare e analizzare dati ed informazioni, per distinguere informazioni attendibili da quelle che necessitano di approfondimento, di controllo e di verifica e per interagire con soggetti diversi nel mondo.
da Indicazioni Nazionali del 2012 per il curriculo della scuola dell’infanzia e della scuola primaria
Sono sempre più convita che il principale esercizio per allenarsi a vivere da protagonisti questa dimensione allargata di cittadinanza sia il sapersi porre domande.
Il caro vecchio “dubbio” non diventa obsoleto con l’evoluzione tecnologica e non passa mai di moda.
Educare/si al dubbio è consentire la difesa della propria intelligenza individuale in questa immersione nella dimensione social perché possa divenire risorsa collettiva.
Il flusso incessante di informazioni rischia, piuttosto che arricchirci, di impoverirci; ci disabitua al tempo del riscontro personale.
Percorsi di apprendimento alla cittadinanza digitale, fuori e dentro la scuola, dovrebbero partire dall’educare al sapersi interrogare su mezzi, temi, orientamenti e guidare a saper costruire un proprio pensiero critico attraverso un confronto costruttivo con le risorse e le intelligenze in rete.
In questa “nuova stagione di scoperta” delle nostre potenzialità, che le tecnologie dell’informazione e comunicazione ci stanno consentendo, non possiamo rischiare di rimanere, come falene, tragicamente sedotti dalla luce di questa rivoluzione comunicativa-sociale-culturale. È nostro compito dubitare, comprendere e partecipare.