Dita di una medesima mano…che afferra il futuro!


Se da tempo, almeno in teoria, abbiamo maturato necessità e vocazione a progettare interventi formativi interdisciplinari, è di recente che cominciamo a riflettere su:

  • Imparare ad imparare
  • Competenze linguistiche
  • Tecnologie nella scuola
  • Competenza digitale
  • Cittadinanza digitale

come indispensabile “base unitaria” su cui far crescere le competenze disciplinari e la persona nel suo complesso.

Cinque elementi che compongono, come se fossero dita, la mano dell’apprendente contemporaneo, cittadino digitale, consentendogli di partecipare e  afferrare il futuro.

Fonte http://www.flickr.com/photos/toxickore/

Fonte http://www.flickr.com/photos/toxickore/

Nella progettazione di esperienze formative è poco pagante trattare a compartimenti stagni “le cinque dita” prima menzionate.

L’intervento formativo non può guadare, solo, all’oggi ma deve essere carico di una visione organica e volta al lungo periodo.

Utilizzare le tecnologie nella scuola non è una moda del momento da seguire, è una scelta consapevole operata da professionisti dell’educazione che tiene conto della necessità di adeguare mezzi, strumenti, processi e metodologie al mondo che si evolve e si rinnova.

Calare senza progetto le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione nei contesti di apprendimento ha, decisamente, poco senso. I mezzi e gli strumenti tecnologici non devono essere intesi come rinnovamento formale ma strutturale del progetto formativo.

L’incessante flusso di informazioni e l’allargamento delle relazioni connesso ai social network rende indispensabile, per allievi e docenti, costantemente imparare ad imparare.

Un esempio

La Lavagna Interattiva Multimediale non è un “super videoproiettore”. Utilizzare la LIM in classe è aver strutturato un progetto collaborativo di “costruzione della conoscenza” che essa può facilitare nella sostanza.

Il docente che impiega la LIM deve essere pronto a scendere dalla cattedra e divenire guida del gruppo che apprende. Il discente dovrà essere educato all’apprendimento come processo, insieme privato e pubblico, che richiede curiosità, motivazione, capacità critica e di negoziazione.

Usare la rete come “aula allargata”, come porta aperta al mondo della cultura del passato e del contemporaneo, è strutturare l’esperienza formativa in modo significativo per il consolidamento, attraverso l’azione, delle competenze digitali e linguistiche (consultazione di testi autentici).

Perché è importante la lingua? 

Una scuola che “educa” deve rendere tangibile ai discenti l’importanza del possesso di solide competenze linguistiche. Mettere il discente difronte ad un task da assolvere per attestare “in azione” il livello di maturazione delle proprie competenze è porlo davanti all’evidenza che la lingua è elemento fondamentale per l’acquisizione corretta di un’informazione e l’espressione, completa ed organica, del proprio punto di vista (sia nella dimensione analogica che in quella digitale).

Di quale lingua parliamo? 

Proseguendo l’attività di consolidamento della competenza linguistica relativa alla lingua madre è indispensabile:

  • educare all’evoluzione del linguaggio che parla il digitale;
  • educare al multilinguismo (ovvero parlare correntemente più lingue).

Quali lingue “sono importanti” per gli allievi “cittadini europei digitali” ?

La lingua dell’UE con il maggior numero di cittadini madrelingua è il tedesco. Tuttavia, esso non è molto utilizzato al di fuori della Germania e dell’Austria. Le lingue dell’UE più utilizzate nel mondo sono l’inglese e lo spagnolo, ma la maggior parte dei madrelingua non risiede in Europa.

L’inglese è la seconda lingua più conosciuta nell’UE, tuttavia studi recenti rivelano che, ancora oggi, meno della metà della popolazione dell’UE conosce l’inglese abbastanza bene da essere in grado di comunicare in questa lingua.

Il francese è la lingua ufficiale o una delle lingue ufficiali di tre Stati membri (Belgio, Francia e Lussemburgo), è parlato in molte parti del mondo e insegnato in molte scuole nell’UE, ma è molto più conosciuto nell’Europa meridionale e occidentale che a nord o a est del continente.

fonte http://europa.eu

Dalla teoria alla pratica: pianificare percorsi “eCLIL”

Pianificare percorsi “eCLIL” consente di operare contemporaneamente su competenze digitali, competenze linguistiche, competenze disciplinari.

L’acronimo CLIL (Content and Language Integrated Learning) indica un approccio metodologico innovativo che va ben oltre l’insegnamento delle lingue. L’apprendimento della materia non linguistica viene fatto  attraverso una lingua straniera. La lingua e la materia non linguistica sono tutte e due oggetti di insegnamento.

Agli insegnanti è richiesta una riflessione non solo sull’insegnamento delle lingue, ma:

  • sul processo di insegnamento in generale,
  • sulla necessità di una progettazione didattica integrata,
  • sulla necessità degli studenti di essere posti in una situazione di comunicazione autentica.

fonte http://ec.europa.eu

eClil è allargare, doverosamente e necessariamente, alla competenza digitale la progettazione dell’esperienza formativa.

Educare alla comprensione di input diversificati, alla produzione e trasmissione corretta di messaggi, alla selezione di fonti in rete, all’analisi di diversificate tipologie di testo digitale, alla pianificazione di un’azione da realizzare in un contesto collettivo per il successo, non solo personale, ma di un intero gruppo che apprende….non è, forse, in concreto educazione alla cittadinanza digitale?