Molte sono ancora le resistenze ad inserire tra gli argomenti di studio i social network e a favorirne, in classe, un uso guidato che possa consolidare negli allievi specifiche competenze comunicative, digitali e relazionali.
Perché?
Tra le diverse ragioni della chiusura dell’aula ai social network vi sono senza dubbio:
- mancanza di competenze da parte dei docenti
La maggioranza dei docenti (digital immigrant) non è in possesso di competenze utili a “condurre” gli allievi nella conoscenza (non solo teorica) dei social network.
Diversi sono i docenti in rete…ma quanti sono in grado di progettare un’esperienza didattica in cui il discente possa imparare ad essere cittadino digitale?
- timore di legittimare il nuovo
Nonostante le indicazioni europee e ministeriali, relative all’organizzazione dell’offerta formativa e del curriculum, aprano le porte al digitale, permane tra i docenti un certo timore a legittimare qualcosa che è profondamente diverso da ciò che, per tradizione consolidata, si studia sui banchi di scuola.
Sembra quasi che, LIM a parte, la tecnologia sia considerata qualcosa che gli allievi debbano abiurare all’atto dell’appello per potersi “seriamente” dedicare allo studio.
È forte il sentimento di protezione dei minori da eventuali pericoli legati ad una loro presenza in rete. Esso è condiviso da genitori e docenti ed è, in parte, dovuto alla consapevolezza di non poter vigilare in modo competente.
I docenti, inoltre, temono il carico di responsabilità che si andrebbe ad aggiungere a quelle, già numerose, che gravano sulle loro teste conducendo, anche solo virtualmente, gli allievi fuori dall’aula durante le ore scolastiche.
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