Non si può parlare di città senza parlare di cittadini. Dunque, per città smart occorreranno cittadini smart. A chi il compito di formarli? Come?
È un’impresa non facile, ci muoviamo in un panorama che cambia repentinamente e ci chiede di sperimentare costantemente nuovi approcci.
Purtroppo permane, forse perché ci rassicura, l’idea che per innovare la scuola basti cambiare strumenti. Si tenta di far passare come traguardi accettabili il passaggio dal testo cartaceo all’ebook o l’introduzione delle LIM.
Come si sta innovando la scuola?
- Si cambia, sempre che i conti lo consentano, il vestito delle nostre scuole (tablet, laboratori informatici, postazioni multimediali, …).
- Ci si accorda sulla necessità dell’alfabetizzazione digitale di docenti ed allievi e si realizzano per questo iniziative, sempre nelle modalità che i conti rendono possibili.
- Si riformulano gli obiettivi formativi richiamando le 8 competenze chiave di cittadinanza (pur continuando a “preferire” tra esse quelle più vicine al nostro modello di scuola tradizionale).
Accanto a questo si continua a lamentare la distanza tra scuola e mondo del lavoro e ci si affanna, per questo, a creare collegamenti.
E poi? E poi non si ha il coraggio (o la voglia) di innovare veramente.
A chi suggerisce di portare nuovi temi al centro dell’esperienza didattica, temi che guardano al presente e preparano al futuro (big data, open data, e-partecipazione,…), e auspica una maggiore attenzione a realizzare esperienze d’apprendimento utili a far crescere in chi si forma il senso di iniziativa e di imprenditorialità, si ripete il rassicurante mantra “è necessario andare per step, ci sono altre priorità”.
Come se dovessimo imparare una nuova lingua scegliamo l’approccio didattico più tradizionale: prima l’obiettivo di far proprie le regole grammaticali a menadito e “poi” la promessa di cimentarsi con l’uso della lingua.
C’è un problema. Alla velocità con cui il mondo, ormai pervaso delle tecnologie, cambia intorno a noi, mentre ci affanniamo a non perdere nessuno step e a fare le cose con ordine, lo scenario cambia. Ciò che impariamo diventa obsoleto e siamo al punto di partenza.
Il punto è che non abbiamo il coraggio di cambiare, siamo disposti a far evolvere, modificare in parte, ma senza muoverci troppo dalla nostra comfort zone.